sabato 20 settembre 2008

una magica onda per giò

..."ninna-fiaba" per sognare...






La piccola Giò era molto felice, eccitata dalla vacanza e dal campeggio senza mamma e papà.

Inesauribile fonte di energia, piena di vita giocò tutto giorno, ma quando giunse sera iniziò a fare i capricci. Saltellava intorno alla tenda ma non ci entrava, e di dormire proprio non voleva saperne. Non dava tregua con le sue chiacchiere, poneva ai due pazienti “nonni” una domanda dopo l’altra pur di rimandare il momento del sonno.

Allora a nonno Piero e al suo amico Lele, pescatore cantastorie, venne l’idea di narrare alla bimba una bella fiaba, un pezzetto ciascuno, in modo diverso e molto personale.

Giò si calmò, si sedette appoggiandosi al nonno e iniziò a giocherellare con i capelli. Sulla spiaggia, nella notte illuminata dalle stelle, dalla luna e dal falò, Piero e Lele iniziarono a due voci il racconto della fiaba dell’Onda Magica.


“Umane creature

riuscite a pensare

alle mille avventure

di un’onda del mare?

Dal pianto di un bimbo e dal sorriso di un vecchio

in un blu tanto blu da fare da specchio

nacque sognando paesi lontani

un’onda marina dai gusti un po’ strani.

Pensava di andare,

con il moto del mare

su lidi lontani,

su rocce scoscese

tra granchi, ippocampi, animali isolani

tra squali, pescetti e sirene indifese.

Ondeggiando lentamente,

incontrando la corrente,

prendendo a passaggio un alito di vento

con tante sorelle

allegre gemelle

formò un cavallone da fare spavento

e conobbe la forza di quella natura

che se non è amata sa diventar dura

ma vista con occhi colmi d’amore

incute rispetto e non più terrore.

La notte la luna le entrava nel cuore

specchiandosi in un luccicante bagliore

ed il sole di giorno cambiando colore

riusciva a trasmetterle un canto d’amore.

Un po’ presuntuosa,

voleva restare,

nelle memorie del dio del mare

unica, splendida, regina radiosa”


L’onda era molto felice. Poteva fare ciò che più amava: si sentiva libera di andare in ogni angolo del mare, incontrare grandi squali e delfini, piccoli argentei pesciolini e crostacei di ogni tipo; poteva giocare tra le alghe e prendere la rincorsa per frangersi su scogliere imponenti e ritrovarsi spumeggiante e divertita. Se invece lambiva spiagge dalla sabbia bianca e finissima, si scioglieva in leggera schiuma e rientrava nel mare.

Un dì, da una duna di spiaggia assolata seppe che aggrappandosi ai granelli di sabbia leggera, chiedendo l’aiuto del sole e del vento, poteva in un solo magico attimo volare leggera e danzare nell’aria, evaporare e trasferirsi tra le nuvole!

Poteva posare lo sguardo sul mondo e, non vista, cadere leggera sui prati la notte; chiamata a raccolta da un gran nuvolone trasformarsi in tempesta oppure in pioggia dalle grosse gocce e cadere con fragore; incontrando una gelida corrente riusciva persino a mutare in stellari fiocchi di neve che scendevano lievi a imbiancare ogni cosa.

Con grande coraggio decise allora di farsi vicina alla spiaggia del lido dove i bambini giocavano felici e, certa che tutto sarebbe andato per il meglio, decise addirittura di utilizzare la sua ultima rincorsa per aiutare alcune piccole creature a raggiungere la riva. Si mescolò a vongole e piccoli granchi, prese un respiro e si lasciò andare.

Che esperienza stava per vivere ... quasi una dissoluzione … Mentre già con la mente e il cuore si preparava a volare, un curiosissimo bimbo, che voleva catturare un minuscolo granchio, riuscì a imprigionarla insieme a una vongola, un’alga piccina, un po’ di sabbia.

Prigioniera!

Che dolore!

Chiusa nel buio, senza sentire il respiro del vento, il verso dei gabbiani e il canto delle amiche sirene, senza vedere il sole né la luna, priva del movimento ... cosa le sarebbe accaduto?

Perché proprio in quel momento aveva deciso di aiutare i suoi amici a giungere a riva? Perché non si era fatta i fatti suoi senza impicciarsi in quelli che non la riguardavano?

D’altra parte la legge del mare, quella stessa che l’onda talvolta mal tollerava, chiedeva ai suoi abitanti di essere disponibili l’uno nei confronti dell’altro. La giovane onda quindi non poteva fare altro e forse non sapeva fare altro.

Ora doveva accertarsi di poter vivere.

Il granchio, era sempre più spaventato perché si narrava che gli umani si cibassero della polpa prelibata dei suoi simili e temeva di non rivedere il mare. Si agitava impazzito mentre la silenziosa vongola si chiuse e l’alga si scurì.

A un tratto tutto smise di muoversi, il vaso fu posato su di un balcone; il coperchio tolto e sostituito da un cellophane forato. Scese il buio.

L’onda cercò il modo per indurre il bimbo a liberarla, insieme ai suoi amici chiusi in quel piccolo contenitore di vetro.


“Aveva capito in sì breve vita

che forza e coraggio si posson creare

se unendo i destini in una partita

ognuno se stesso sa sacrificare.

Pazienza se al mar non potevano andare

ma in libertà dovevan tornare …

Consulto e consiglio

in un lesto bisbiglio

la sabbia ed il granchio, la vongola e l’alga

con l’onda pregaron finché giunse l’alba.

Il dio grande del mare, in ascolto silenzioso,

decise l’aiuto che dar si doveva,

ma prima pensò, come un padre amoroso

di far vivere all’onda ciò che lei già sapeva:

cambiare e viaggiare in un divenire

passava da sempre attraverso il morire.”


Al risveglio il bimbo, prima di colazione, mise un po’ di mangime per pesci nel vasetto. Poi rimise il coperchio e lo spostò vicino al grande contenitore dei pesciolini rossi. Attraverso il vetro passarono mille silenziosi messaggi, eppure nulla di nuovo si poteva prevedere ...

I giorni passarono e l’alga morì. Il silenzio divenne grande e pieno di dolore. Che fare? Presto tutti loro avrebbero seguito il destino della piccola pianta marina.

Allora la sabbia si rimescolò, il granchio finse di essere morto e la vongola s’immobilizzò: l’odore dell’acqua divenne terribile.

Il bimbo, ormai attratto dalle lucciole che vedeva lungo il fiume e che erano accorse per collaborare seguendo le indicazioni del dio del mare, corse a vuotare il contenitore maleodorante per riutilizzarlo e catturare quelle piccole lanternine volanti.

Un gesto veloce e per i sopravvissuti ospiti del vaso fu un altro impensabile choc!

La sabbia svanì insieme al sale. Il granchio cozzò contro un gambero di fiume e lottò per sopravvivere ma non ce la fece perché non era abituato ad acque tanto fredde, dolci e vorticose. La vongola non si vide più, confusa tra i sassi e la sabbia.

L’onda, rimescolata, non seppe più chi era, dove si trovava e dove doveva andare, guidata da un’indomabile corrente.

Vedeva pesci che non conosceva ed era spesso catturata da mulinelli che la portavano in profondità, la facevano risalire e la lasciavano stordita. Ogni tanto incappava in acque dal colore scuro e dal gusto acido, tremendamente maleodoranti e popolate da topi grandi e grossi. Passando sotto i ponti ogni tanto vedeva qualche essere umano tuffarsi e talvolta morire per gioco, sfida e scommessa o disperazione.

Non era quella la vita che aveva voluto né quella che aveva tante volte sognato e immaginato … L’onda pianse.


“Umane creature

riuscite a pensare

al pianto salato di un’onda del mare?

Eppur da quel pianto di liberazione

uscì tanto sale da riempir tutto il fiume

e per una magica trasformazione

il tutto divenne un lago salato

ben ben circondato da morbide dune.

E l’onda rinvenne e resuscitò

sorrise alla vita ed il dio ringraziò.

Tranquilla e serena imparò ad aspettare

di fare soltanto quel che il suo destino

deciso dal dio e voluto dal mare

le avrebbe portato in quel lago carino.

Avrebbe viaggiato in percorsi pacati,

volando nell’aria con nuvole lente

scorrendo tra falde di terra sapiente,

passando per fiumi, per laghi salati,

sapendo di essere una semplice onda

importante soltanto perché immersa nel mare

minima parte di natura feconda

pronta a soffrire, gioire ed amare.”


“Piccola Giò scivolata nel sonno

Tra le amorose braccia del nonno,

sogna felice e sorridente

di essere un’onda allegra e prudente

gemma preziosa nell’oceano immenso,

per chi ti sa coglier, speciale compenso”.



9 commenti:

Anonimo ha detto...

La tua favola è splendida.
Con affetto Principessa Greeneyes

Anonimo ha detto...

Ti leggo e rileggo sempre con infinito piacere,
perchè tu sei tu.
Un abbraccio Principessa Greeneyes

fuocobianco ha detto...

Stampata Per Leone.
:)
forse stasera riesco a leggerla.

(spero che si addormenti prima lui!!!)

Anonimo ha detto...

Ciao, Maria Paola... Mi chiamo Giulio, e sono un amico di Lucy... Mi ha consigliato vivamente di venire su questo blog, ho letto la tua favoletta e mi hai colpito moltissimo, sei bravissima, molto molto brava... Complimenti... Io sono un utente splinder (primaemme.splinder.com è il mio blog), ma posso aggiungerti tra i miei amici (sai per caso se si può?)... Ciao.
Giulio

fuorisincrono ha detto...

grazie a tutti per i complimenti...

@ greeneyes: felice che rileggere la mia favoletta ti dia gioia.

@ fuocobianco:
eh ehe eh :.)) credo proprio che i papà si addormentino sempre prima dei giovani ed energetici "Leoni"!!!

@ giulio: credo che tutto sia possibile, ho poca dimestichezza con il mondo del blog.
se ti fa piacere inseriscimi pure tra gli amici.

ciao...a presto spero

a tutti voi :-) :-) :-)

Barbara ha detto...

ora la leggoal mio piccolo Riccardo.....complimenti sei brava!

Anonimo ha detto...

E' una favola davvero carina...e molto originale il fatto che hai mescolato i due modi di raccontare.
Complimenti Gypsy

Giuseppe Gatto ha detto...

vedo che i visitatori aumentano, sono molto contento... io mi ero davvero dimenticato di quella "faccenda", ... giuro che provvedo a brevissimo! (anche se possiede un certo senso anche così!). Perdonami.

ciao

fuorisincrono ha detto...

grazie barbara e grazie gypsy...
è la prima fiaba che ho scritto!

@ giuseppe: non devi scusarti...l'autunno è ripreso in modo impegnativo per tutti e vedo, anche dalle tue risposte nei commenti che lasciano a te, che sei "superimpegnato"...come me!
per ora un carissimo, enorme abbraccio! (e non è un riferimento ironico alla tua "linea" che peraltro mi risulta si stia affinando!)

:-)